Negli ultimi mesi, complice anche il cambiamento intervenuto durante e post pandemia, si parla molto di quelli che sono i fattori che rendono un ambiente di lavoro tossico e, soprattutto, di quello che le aziende possono adottare per promuovere una sana e propositiva cultura del lavoro.

Quali sono i comportamenti che rendono l’ambiente di lavoro tossico?

Abbiamo di recente letto un interessante articolo di Vanity Fair su quelli che sono i fattori che intossicano un ambiente di lavoro e che, conseguentemente, portano il lavoratore a guardarsi intorno, per cercare posizioni e/o aziende migliori. La flessibilità, infatti, sembra essere una delle caratteristiche che contraddistingue gli occupati Millenials e della Generazione Z. Quali sono però, secondo Vanity Fair e altre testate, le motivazioni di tutto questo? Facciamo un breve elenco:

  1. Sensazione di rimanere imprigionati in un ruolo, senza possibilità di crescita lavorativa, professionale e mentale.
  2. Assenza di premi come aumenti, bonus e benefit.
  3. Repressione dell’intelligenza emotiva e incapacità di costruire rapporti costruttivi di team.
  4. Competizione sfrenata tra colleghi.
  5. Poca meritocrazia.
  6. Assenza di fiducia che si riflette in un controllo esasperato di ogni attività del lavoratore.
  7. Mancanza di un senso di gruppo e di team.
  8. Mancanza di corresponsabilità dei collaboratori nella crescita aziendale.
  9. Assenza di una missione comune.
  10. Assenza di un vero leader.

Essere leader: ecco la chiave per migliorare l’ambiente di lavoro

L’elenco precedentemente fatto è vero ma confonde cause e conseguenze ed è proprio l’ultimo punto la chiave di volta: l’assenza (o la presenza) di un leader.
Cosa significa? Ricordiamolo: il compito di un executive è ottenere l’esecuzione di compiti, programmi e azioni all’interno di un’organizzazione, al fine di promuovere piani e scopi di quell’organizzazione. Questo vuol dire che un imprenditore e/o un manager dovranno gestire le persone che fanno parte della loro azienda e ottenere che svolgano i loro compiti in quantità sufficiente e senza errori. Il che significa anche:

  1. Formare e motivare il lavoratore, condividendo, spiegando e facendolo sentire partecipe della meta (o delle mete) aziendali.
  2. Creare un buon team, fatto di persone che realmente vivono l’azienda, la sentono come loro e vi partecipano in toto.
  3. Rendere ottimale l’organizzazione aziendale tramite strumenti come l’organigramma.

I collaboratori hanno bisogno di supervisione, coordinamento, di spinta, ispirazione, aiuto e correzione. Non sono macchine che, una volta avviate, vanno da sole e, in ogni caso, una macchina lasciata andare senza supervisione prima o poi si schianterà contro un muro!

In definitiva: non andiamo a ricercare assurde motivazioni a un ambiente di lavoro tossico. Il problema, in questi casi, anche se spesso dà fastidio sentirlo dire, è che come executive c’è qualcuno che non sa fare il suo ruolo.

Abbiamo approfondito questo argomento anche nel nostro libro “Il Metodo – La conoscenza per essere al comando della tua azienda”, disponibile sul nostro sito e consigliato proprio perché individua i veri perché che ci impediscono di massimizzare la produzione aziendale.