Il boom di dimissioni che sta interessando il mondo del lavoro negli ultimi due anni è un fenomeno su cui è necessario interrogarsi per capire come agire nelle nostre aziende ed evitare di perdere collaboratori di valore. Ma a cosa è dovuto? Perché i lavoratori si sentono spinti a cercare altro? Si tratta solo di una questione contrattuale o dipende da un malessere più profondo?

Lavoratori insoddisfatti: l’importanza del team

Secondo le statistiche e i dati che emergono da studi come quelli effettuati da Gallup (Stato globale del mondo del lavoro), un lavoratore italiano su tre non è soddisfatto sul posto di lavoro e solo il 4% si sente coinvolto sul posto di lavoro. Cosa significa? Che il lavoratore medio entra in ufficio senza avere alcuna prospettiva di cambiamento e senza avere mete da raggiungere: svolge il suo compito perché deve farlo ma in maniera meccanica, senza apportare un vero valore aggiunto. Cosa ne consegue? Che svogliatezza e poca attenzione rallentano i cicli di produzione e, su larga scala, impediscono alle aziende di lavorare al massimo delle loro performance, causando sprechi e cali di utili e fatturato.

La colpa è solo del lavoratore? Inutile porsi questa domanda: sappiamo già individuare chi ci ostacola coscientemente. In questo caso ci troviamo davanti collaboratori che hanno perso di vista la meta aziendale e anche la loro meta personale. Di sicuro, quando sono entrati in azienda, erano pieni di vita, di prospettive, di entusiasmo. Cos’è successo? Interroghiamoci su questo: solo così potremo risolvere.

Le possibili cause dell’insoddisfazione

Partiamo da un presupposto: non ci sono colpevoli, nessuno punta il dito. L’obiettivo di questa riflessione è andare a capire quelli che sono i veri perché che ostacolano la produttività di collaboratori e azienda.
Al di là di motivazioni che possono essere legate al contratto e allo stipendio, la maggior parte delle cause dell’insoddisfazione riguarda disorganizzazione e mete.

Partiamo dalla meta: abbiamo già parlato di essa e sappiamo che è fondamentale. Se il nostro collaboratore ha perso di vista quelle che sono le mete aziendali, forse è necessario farlo sentire parte del team e del gruppo. Ricordiamoci che i collaboratori non sono macchine o numeri da sfruttare ma valori aggiunti che, se ben direzionati, possono veramente dare tanto per far crescere l’azienda e il business. Ricordiamo loro qual è la meta comune, facciamogliela nuovamente vedere e sentire propria: solo così torneranno a ritrovare entusiasmo e a portare risultati.

Organizzazione: date un’occhiata al vostro organigramma aziendale. Si tratta di uno schema chiaro e funzionante? La disorganizzazione in azienda, soprattutto a livello di ruoli, è un pericolo enorme: chi dovrebbe occuparsi di dirigere, si trova a fare il lavoro dei suoi collaboratori che, allo stesso tempo, non sanno a chi e come rivolgersi e rallentano la produzione, in totale confusione. Avere ben chiari i ruoli permette di organizzare strategicamente il lavoro, assegnando ad ognuno un preciso compito e formando ad hoc le persone per svolgerlo. L’organizzazione strategica è la chiave del successo.

Questi sono solo alcuni spunti di riflessione che affrontiamo in maniera più approfondita nel libro “Il Metodo – la conoscenza per essere al comando della tua azienda”, un testo fondamentale per capire quali strumenti attivare per far funzionare meglio team e produzione.